La revisione dell’Irpef con il taglio delle aliquote (da cinque a quattro) e l’incremento delle detrazioni come previsto dalla nuova riforma del Fisco che si sta cercando di introdurre nella legge finanziaria, non sempre porta dei benefici.
Se da un lato riduce il divario tra le varie fasce di reddito, dall’altro rende iniqua un’altra situazione che si viene a creare, dimenticandosi delle partite iva: chi ha a cuore una reale riduzione della tassazione a carico di professionisti e autonomi? A vedere la bozza di riforma fiscale, nessuno.
Manovra fiscale 2022: Nessun beneficio per le partite iva
In molti avevano promesso l’ estensione del regime forfettario attualmente previsto fino a 65.000 euro, portandolo ad un reddito di 100.000 euro. Nulla di tutto ciò però è stato fin ora inserito nella manovra fiscale 2022. Ecco pertanto un’ analisi di come nessun beneficio reale traggano molti professionisti e partite iva dall’ azione dell’ attuale governo.
Sul piano orizzontale, il modello di imposizione sui redditi delle persone fisiche non è equo per l’estrema frammentazione delle regole che determinano l’imposta e che dipendono dall’imponibile Irpef che favorisce i regimi sostitutivi e per il diverso trattamento previsto per i redditi di lavoro soggetti a questa tassazione.
La nuova legge di bilancio, infatti, non avrà alcun effetto sull’equità del sistema anche se il disegno legge sulla riforma fiscale ha indicato un “modello duale” che dovrebbe “circoscrivere il campo di applicazione dell’Irpef ai soli redditi di lavoro”.
L’attuale sistema però non va, infatti, il sistema impositivo non garantisce il principio che “a parità di reddito si è soggetti allo stesso carico impositivo“: i lavoratori dipendenti non hanno la deduzione delle spese per la produzione del reddito; i lavoratori autonomi lo fanno in maniera analitica mentre i forfettari tramite uno standard di redditività, un coefficiente che non considera il reale effetto dei contributi versati.
Il giornale economico fa notare che durante i primi cinque anni di attività, il forfettario applica l’aliquota del 5% e ” i contribuenti Irpef rimangono soggetti alle relative addizionali, regionali e comunali, mentre i forfettari ne sono esentati “.
Manovra fiscale 2022: Nessun beneficio per le partite iva
Negli ultimi anni, la politica si è incentrata soltanto su ipotesi di leggeri ritocchini di riduzione dell’Irpef, senza però creare un sistema più equo, come ad esempio nel caso del bonus da 80 euro per i lavoratori dipendenti o l’innalzamento del forfettario che era stato creato per rendere più snelle le attività marginali e favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
In questa maniera è nato un modello in cui il dipendente è favorito rispetto l’autonomo “a meno che quest’ultimo non abbia le caratteristiche per accedere al forfettario“.
Questo sistema garantisce vantaggi ancora più consistenti al punto da smettere di incentivare la crescita dell’attività: ecco perché i tagli dell’Irpef non danno l’inversione di tendenza auspicata.
Anche se diminuisce il carico impositivo come abbiamo visto all’inizio, non scende il gap tra Irpef e regime forfettario, “che rimane di gran lunga più conveniente”.
Inoltre, se inseriamo anche l’assegno unico per i figli, l’Irpef verrà “espulso” fuori da tutte le partite Iva.
Ecco perché il non innalzare l’ attuale tetto massimo di guadagni per accedere al regime forfettario, farà si che nessun reale vantaggio trarranno tantissime partite iva italiane, che continueranno ad essere ingiustamente tartassate.